giovedì 27 gennaio 2011

volevamo essere milionari

Una volta, a Monterey, incontrai Gerry Scotti.
Ero sulla spiaggia insieme a Futginson e Renzetti, facevamo Winter Pàssegeit, quando ad un tratto eccoti sbucare quel volto noto, familiare che tante volte, come una sorta di fisso commensale, ci aveva accompagnato durante il momento della cena.
Gerry Scotti, con addosso pellicciotto e colbacco, stava mangiando un chiosco di gelati, in disparte dal resto del mondo, con lo sguardo perso all'orizzonte, affogato nell'oceano.
"Ciao Gerry Scotti " esordì Futginson
L'uomo della televisione staccò gli occhi dalla linea che divideva il cielo dalla terra e ci fece l'occhiolino.
L'occhiolino è un segnale ambiguo, fatto da chi la sa lunga.
Renzetti diede una slinguazzata al chiosco dei gelati, si pulì la bocca col dorso dei pesanti guanti di lana marrone che indossava praticamente tutto l'anno, poi tirò fuori una sigaretta, se la mise tra le labbra.
Era immobile, davanti a Gerrone Scotti:
"L'accendiamo?" chiese il presentatore. La luce nei suoi occhi si ravvivò improvvisamente
"Yes!" rispose Renzetti
Quella volta, a Monterey, Renzetti vinse 3 dollari, cioè tutto quello che io e Futginson avevamo in tasca.
Gerry gli aveva acceso la sigaretta, e se ne era andato sulle note di una sigla che veniva chissà da dove.
Nella mano destra stingeva forte una conchiglia. Nella sinistra il chiosco di gelati.

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