domenica 30 gennaio 2011

fuori stagione

Una cosa che mi piace ricordare, di quel lungo inverno fuori stagione a Montery, è l'incontro con una mia vecchia conoscenza.
Quel giorno me ne stavo seduto sui gradini, a godermi i brevi istanti di calore che la tazza di caffè nero bollente mi stava regalando; come sempre Jasmine mi apparve all'improvviso:
"Ciao Berry"
"AHHHHHHHHH!" fu la mia risposta.
Avevo ribaltato la tazza e il liquido era finito su un mucchietto di neve, la neve si squagliò, riportando alla luce un paio di fiorellini bianchi.
"Scusa, ti ho spaventato"
Il cuore batteva forte per il grosso spavento, ma anche un po' per Jasmine...
"Te lo dico tutte le volte: fammi un colpo di telefono prima di apparire che sennò mica c'arrivo ai trenta!"
"Ci arriverai, ci arriverai...vai tranquillo"
"Vado a riempirmi la tazza, ne vuoi una anche tu?"
"Si, dai , volentieri, così ne approfitto per stare un po' con te"
"Perchè...non sei venuta appostaahahahahahahaha?" dissi mentre entravo in casa
"Purtroppo no" ripose la strega attraversando il muro "...sono in missione"
"Missione?" chiesi con gli occhi a lametta e il sopracciglio inarcato
"Già...devo scoprire il motivo di questo freddo"
"Mmmmm...interessante"
"Se non fermiamo il freddo, il freddo ci prenderà"
"Che cosa vorresti dire?"
Ma era troppo tardi: Jasmine era sparita.
Uscii di nuovo, con una tazza piena. I fiorellini bianchi mi guardavano e sembravano voler dire:
VOGLIAMO IL SOLE.
Una sensazione di disagio mi prese, quella volta a Monterey: anche io volevo il sole.

il grande inverno

Il calo delle temperature non era stato previsto e tutti gli abitanti di Monterey avevano una sola domanda. La domanda era MA DA DOVE CAVOLO ARRIVA TUTTO 'STO FREDDO.
Eravamo abituati al meraviglioso clima della California, alle belle giornate di sole, alle colazioni fatte di gelati e frutta fresca, ai bermuda e alle camicie colorate, agli occhiali da sole e ai cappellini da baseball, ai piedi scalzi e alle lozioni doposole...e ora?
Ora era gelo, un perenne inverno da cartolina nord americana. Gli esperti si davano da fare per capire, per cercare di dare una spiegazione a quella situazione "inspiegabile" e tremendamente fastidiosa. Sì perchè con quel clima non c'erano turisti, non c'erano gite in barca, non c'era pesca: non c'era lavoro. Se ne stavano tutti rintanati in casa, attaccati a piccole stufette elettriche che facevano le veci dei calorifereri, mai stati installati nelle case perchè inutili.
Partite a carte; eterne sessioni di thè caldi e tisane; starnuti, colpi di tosse e ossa doloranti.
Questo era Monterey, quella volta che scese il grande inverno.
E quella volta a Monterey c'ero anche io.

venerdì 28 gennaio 2011

195/65 R15

Una volta ho rubato.
Non ricordo esattamente quanti anni fa è successo, ma ero a Monterey. Rubai un pneumatico ad una Mercedes Benz blu metallizzato, non che mi servisse, eh! E' che da quando sono nato che ho la fissa dei pneumatici e ci faccio collezione.
Era un bell'esemplare di 195/65 R15, che mi guardava in modo provocatorio e sconcio.
Mi diedi un'occhiata in giro...
nei paraggi c'era un bimbetto che chiacchierava con la sua mamma, un paio di bei ragazzotti americani (grandi e grossi) ben vestiti e con occhiali da sole che ascoltavano musica tramite cuffiette mono. Il resto della popolazione era impegnato a fare altro perchè, in giro, non si vedeva nessuno.
Metto le mani nella tasca dei pantaloni della tuta in triacetato ed estraggo il grimaldello e la pistola ad aria compressa portatile.
Mi accuccio e SWWWWWWWWSSCHHHHHHHH....primo dado;
SWWWWWWWWSSCHHHHHHHH...secondo dado.
Mi sento bussare sulla spalla: è il bambino:
"Mi consenta...ma che sta facendo,...coglione!?"
Il bambino aveva un linguaggio colorito e a guardarlo bene pure il fondotinta.
Avevo già elaborato l'idea di un epiteto appropriato quando mi sentii afferrare per la collottola:
"Ahia!"
"Excuse me mr.Berlusconi, does this guy inopportunation you?"
Lui non rispose, si limitò a fare pollice verso e aprì la portiera della Mercedes Benz ammiccando alla donna con cui parlava precedentemente:
"How old are you?" le chiese gentilmente
"Twenty-five" rispose il puttanone
"You seems like a sixteen!"
Lei rise, gli prese la sua mano marrone di fondotinta e se la appiccicò sulla chiappa.
Lui rise e strizzò l'occhio ai due ragazzi con l'auricolare.
I ragazzi risero di gusto.
E mentre tutti ridevano io correvo giù per la Burbank con la mia
195/65 R15 nuova.


giovedì 27 gennaio 2011

volevamo essere milionari

Una volta, a Monterey, incontrai Gerry Scotti.
Ero sulla spiaggia insieme a Futginson e Renzetti, facevamo Winter Pàssegeit, quando ad un tratto eccoti sbucare quel volto noto, familiare che tante volte, come una sorta di fisso commensale, ci aveva accompagnato durante il momento della cena.
Gerry Scotti, con addosso pellicciotto e colbacco, stava mangiando un chiosco di gelati, in disparte dal resto del mondo, con lo sguardo perso all'orizzonte, affogato nell'oceano.
"Ciao Gerry Scotti " esordì Futginson
L'uomo della televisione staccò gli occhi dalla linea che divideva il cielo dalla terra e ci fece l'occhiolino.
L'occhiolino è un segnale ambiguo, fatto da chi la sa lunga.
Renzetti diede una slinguazzata al chiosco dei gelati, si pulì la bocca col dorso dei pesanti guanti di lana marrone che indossava praticamente tutto l'anno, poi tirò fuori una sigaretta, se la mise tra le labbra.
Era immobile, davanti a Gerrone Scotti:
"L'accendiamo?" chiese il presentatore. La luce nei suoi occhi si ravvivò improvvisamente
"Yes!" rispose Renzetti
Quella volta, a Monterey, Renzetti vinse 3 dollari, cioè tutto quello che io e Futginson avevamo in tasca.
Gerry gli aveva acceso la sigaretta, e se ne era andato sulle note di una sigla che veniva chissà da dove.
Nella mano destra stingeva forte una conchiglia. Nella sinistra il chiosco di gelati.

martedì 25 gennaio 2011

un caffè

Quella volta a Monterey faceva freddo e per strada non c'era nessuno.
Tanti omini grattavano il ghiaccio dal parabrezza delle loro auto non abituate al gelo e lo spettacolo era accattivante. La maggioranza usava custodie di musicassette, qualcuno le unghie delle mani, pochissimi quelle dei piedi.
Passeggiavo, quella volta a Monterey, alla ricerca di un bar che servisse un espresso come si deve.
Mi ritrovai davanti all'insegna del "Caffè di Don Raffaè" ed entrai insieme al sorriso che mi si era spalancato sulla faccia:
"Buongiolno" disse l'omino cinese dall'altra parte del bancone in formica e acciaio.
Le parole mi si smarrirono nella gola.
"Plego signole" continuò il tale senza smettere di sgranocchiare patatine moscie e vistosamente scadute.
Diedi una lunga curiosata a trecentossessanta gradi, mentre il rumore dei denti cinesi sulle patatine moscie mi suggeriva di ritornare sui miei passi.
Ordinai un caffè n°5 e mi sedetti ad un tavolino che dava sulla strada.
Il locale era caldo, ma avevo i piedi gelati, quella volta, a Monterey.
"Oggi fleddo" sentenziò il balista .
Lo disse seriamente, mentre appoggiava la mia ordinazione sul tavolino.
"Si, decisamente freddo" risposi togliendomi il cappellino da baseball che faceva le veci delle pesanti berrette di lana, introvabili, in quella zona del mondo.
"Tu vole patatina?" chiese allungando il pacco trasparente sotto il mio naso.
"No, grazie, ho smesso"
Bevvi il caffè (troppo tiepido per i miei gusti) tutto d'un fiato, pagai e salutai.
Ritornai sulla strada, in mezzo ai grattatori, con le mani in tasca e il berretto ben calcato sulle orecchie. E mentre la lingua che passava sui denti per assorbire l'aroma del caffè, trovava un frammento di patatina cinese, sorrisi.

ricordo di una notte

Quella volta, a Monterey, era tutto un dibattersi e dimenarsi.
Un difendersi dai costanti attacchi di minuscoli germi che vogliono te.
Li sentivo confabulare quella notte, dicevano, sussurravano, sossurravano:
"Voooo-gliaaaaaaaaaaa-moooooooo teeeeeeeeeeeeeeEHHHHHHHH!"
Mi sono svegliato, quella notte a Monterey, perchè sentivo le voci dei germi.
Guardingo nell'oscura oscurità, attento, con gli occhi a lametta:
"FaaAAAnculo! ...non mi avrete mai!"
A tentoni (tentoneggiando?) ho trovato l'accendino.
La piccola fiamma rossastra è divampata squartando il buio.
La sigaretta d'emergenza appesa al muro con lo scotch da tempo immemore si è immolata per me.
Due tiri e uno sbuffo di fumo denso all around the room.
Poi ho aspettato.
Silenzio.
"coff-coff" fanno i germi
"FaaAAAnculo!..non mi avrete maiAhAHahAH!!!!!!"
Non ricordo altro di quella notte a Monterey, solo la placida sensazione di chi si incammina verso il sonno dei giusti.