mercoledì 2 febbraio 2011

treno sbagliato

Quella volta, a Monterey, volevo scrivere una canzone.
Passavo il tempo a fischiettare motivetti, cercando di dare originalità ad una cosa che di originale non ha più nulla. Mi dissi:
"Vabbè allora diamo spazio al blues"
Il blues non è originale, il blues è blues. Punto.
Presi in mano la chitarra e in cinque minuti mi resi conto di non saper suonare. Mi resi conto che tutti gli anni passati a suonare le canzoni degli altri, non mi avevano insegnato niente. Niente.
Misi giù la chitarra, quella volta, a Monterey e lasciai che la polvere la ricoprisse per benino.
Incominciai a soffiare dentro all'armonica e in breve, mi ritrovai sopra il treno.
Quel treno descritto in centinaia e centinaia di canzoni, il simbolo della libertà, della fuga, della speranza di trovare un posto migliore.
Quel giorno, a Monterey, scrissi una canzone:

E ogni volta che guardo, non riesco a vedere
ho solo polvere attorno, mi metto a sedere
E ogni volta che penso, non riesco a capire
ho solo polvere attorno, non pos-so lasciarmi coooooo-prire
deee-vo muoooo-vermi un
mi devo dare una mossa
deeeee-vo sa-liiii-re sul treeeno.

Tra i binari ghiacciati, dove l'erba è marrone
un cartello sbiadito, non ci sono persone
solo scritte e cemento, solo cicche pestate
e la polvere scende, non pos-so lasciarmi coooooo-prire
deee-vo muoooo-vermi un
mi devo dare una mossa
deeeee-vo sa-liiii-re sul treeeno.

E se avessi sbagliato? Se non avessi capito?
Se ci avessi creduto? Se mi fossi fidato?
E se avessi sbagliato? Se non avessi capito?
Se ci avessi creduto? E se avessi sbagliato? Sul treeeeeee-no
forse ci so-no già
Ora è tutto più chiaro
co-no-sco la ve-ri-

Ora è tutto più chiaro, ora vedo di nuovo
non c'è più polvere intorno e so dove mi trovo
sono già sopra un treno, forse è il treno sbagliato
ma son io che l'ho scelto, io quel-lo che c'ha cre-du-to
non voglio scen-de-re piùùùùùù
adesso mi godo il viaggio
co-no-sco la verità

signori il treno è partito
e que-sta è la ve-ri-tàààààà (oh yeah...)

martedì 1 febbraio 2011

divergenze

Chiacchierando con un tale, in uno dei tanti momenti di scazzo, laggiù, a Monterey, andammo a parare nel discorso "banche".
"La mia banca è differente..." incominciò stò tizio grasso grasso alto settanta-ottanta centimetri e con un folto paio di baffi neri
"Ah si?" risposi interessato mentre l'indice della mano destra era già partito per una delle sue famosissime esplorazioni delle cavità nasali
"Proprio così, sono gentili, mi hanno a cuore. Mi sorridono sempre e non chiedono mai nulla. Stà proprio là: dall'altra parte della strada..."
"Ma quella è la sede della Caritas..."
"CAssa di RIsparmio di Tokio And Seoul ?"
Quella volta, a Monterey, avrei litigato volentieri, ma ero troppo preso dalle esplorazioni...